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Il mio viaggio in Kenya

Aggiornamento: 13 ott 2020

12 settembre 2018, primo viaggio intercontinentale solo donne con la mia amica Laura.

Ma facciamo un passo indietro.


Il Kenya é sempre stato il mio chiodo fisso, l'idea di fare un safari e poter vedere gli animali liberi in natura era un desiderio che avevo sin da piccola. Per svariati motivi ogni volta che mi ritrovavo a scegliere la mia prossima destinazione non riuscivo mai a organizzare questo viaggio e dopo aver visto Spagna, Portogallo, Norvegia, Svezia, India, Stati Uniti, ce l'ho fatta, il mio sogno si é realizzato e mi ha portato dove non avrei mai pensato di rimanere.


Nel momento in cui mi sono resa conto che le congiunzioni astrali erano favorevoli ad intraprendere questo viaggio ho pianto dall'emozione, ho chiamato la mia amica Laura, che é telepaticamente legata a me, e non ha potuto che assecondare la mia richiesta entusiasta.


13 settembre 2018, arrivate all'aeroporto di Mombasa, saliamo in macchina, inizia l'avventura, un'avventura per tutta la vita. I baobab sulla strada verso Watamu, la vita semplice che scorreva davanti ai miei occhi, i colori indimenticabili dell'Africa, le musiche di Diamond Platnumz, tutto mi diceva che avrei amato alla follia questa Terra.


In una sola settimana io e la mia partner in crime abbiamo assaporato quello che il Kenya per me tuttora rappresenta: la bellezza della natura, l'ospitalità dei locali, la vita semplice senza stress, la buona musica, il buon cibo, l'oceano. In questi pochi giorni siamo riuscite a: mangiare il pesce ed il pollo più buono di sempre, dormire con vista sugli elefanti, fare un faló nella savana raccontandoci storie italiane ed africane, partecipare ad un video musicale in un'isoletta in mezzo al mare (qui il video), fare un festino a base di hip hop e vino di cocco con dei rapper di Nairobi in una villa con piscina, passeggiare di notte sulla spiaggia respirando e sognando la libertà sotto un cielo stellato che non avrei mai dimenticato.


Il cielo dell'Africa, quel cielo che ancora mi fa sognare e mi fa rimanere a bocca aperta, quel cielo che mi ha costretto a ritornare e rimanere, quel cielo che ringrazio sempre e non dimentico mai di guardare ogni sera della mia vita.



Il ritorno alla normalità in Italia é stato, inutile dirlo, più che traumatico, ho passato settimane intere a piangere, il mio corpo e la mia mente continuavano ad essere in Kenya, era una cosa inspiegabile, un pensiero fisso che mi torturava.


Ho così deciso di tornare il prima possibile per darmi qualche risposta e mettermi l'anima in pace, ma quando sono atterrata a Mombasa il 12 novembre 2018 ho capito che risposte non ce n'erano, la soluzione era rimanere. Ho passato altri dieci giorni totalmente con la gente locale, ho deciso di non fare nulla di turistico ma scoprire tutto ció che era locale e apparteneva alla cultura del posto, ho passato serate intere con i kenioti fantasticando su una mia possibile vita lì. La mia voglia di fare, conoscere, vedere mi ha fatto tornare a casa con un bel febbrone a 40, e ci credo non avevo quasi mai dormito per tutta la "vacanza"; il mio medico voleva ricoverarmi negli infettivi pensando che avessi la malaria, come potevo spiegargli che in realtà si trattava di Mal.. D'Africa.


Nella mia mente anziché fare chiarezza ho creato il caos totale e così ho iniziato ad informarmi su possibili attività da poter fare a Watamu per rimanere più a lungo. Ho avuto le prime delusioni ma un giorno sono stata chiamata da un'associazione Svizzera che voleva incontrarmi. Sono stata a Lugano a fare un colloquio e sono risultata idonea per partire come aiutante in una scuola keniota.


La felicità era alle stelle, ho iniziato a programmare attività di ogni tipo per i bambini che avrei incontrato e ho cominciato a contattare titolari di guesthouse di Watamu, perché nella mia mente cominciava a farsi spazio in parallelo l'idea di poter incentivare il turismo locale per dare un aiuto concreto alla popolazione.


14 febbraio 2019, il mio terzo biglietto per il Kenya é pronto e si parte, questa volta per rimanere due mesi, fare da volontaria in una scuola e concretizzare il mio progetto di turismo sostenibile. Qui tutto ebbe davvero inizio, un nuovo inizio, e merita un articolo a sé per essere raccontato.



Continua a seguirmi o vieni a trovarmi!

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